martedì 5 settembre 2017

Recensione - Il Principe Prigioniero di C.S. Pacat

TRAMA: Damen è un guerriero e un eroe per il suo popolo, nonché il legittimo erede al trono di Akielos. Ma quando il fratellastro si impadronisce del potere, Damen viene catturato, privato del suo nome e spedito a servire il principe di una nazione nemica come schiavo di piacere. Bellissimo, manipolatore e pericoloso, il suo nuovo padrone, il principe Laurent di Vere, rappresenta tutto il peggio della corte di quel paese. Ma all’interno di quella letale ragnatela politica niente è come sembra, e quando Damen si trova, suo malgrado, invischiato nelle macchinazioni per il raggiungimento del potere, è costretto a collaborare con Laurent per sopravvivere e salvare la sua casa. Per il giovane condottiero, a quel punto vige una sola regola: non rivelare mai, in nessun caso, la propria identità, perché l’uomo da cui dipende è anche colui che, più di chiunque altro, ha motivo di odiarlo…





RECENSIONE: Ambientato in un mondo distopico dove la nudità, il sesso e l'omosessualità non vengono considerati come taboo, Il Principe Prigioniero racconta della storia del Principe Damen, legittimo erede al trono del regno di Akielos che, alla morte del padre, viene incastrato dal fratello minore Castor, catturato, imprigionato e venduto come schiavo del piacere nella tera di Vere. Arrivato in campo nemico, Damen si ritrova a fronteggiare il principe Laurent, erede prossimo al trono di Vere e alle sue maniere tutt'altro che gentili. Dopo un periodo di prigionia e dopo aver iniziato il suo servizio per il Principe, Damen si rende conto che nessuno tra le persone lì presenti si è accorto di chi lui sia e di cosa abbia fatto. In questo momento infatti la cosa più importante per Damen è quella di mantenere nascosta la sua vera identità, se Laurent venisse a conoscenza che l'assassino di suo fratello si trovo all'interno del suo palazzo, non esiterebbe un istante prima di ucciderlo.
Damen dovrà imparare a sopravvivere in una realtà che di umano ha davvero poco, dovrà imparare a controllare il proprio temperamento e a sopportare i soprusi a cui non può sottrarsi.
La vita di uno schiavo non è mai sembrata così dura.

Non ho ancora ben chiara nella mia mente l'opinione che ho nei riguardi di questo libro. Da un lato mi piace il fatto che non esista nient'altro nel genere che si avvicini a ciò che questo libro tenta di raccontare, dall'altro però non ho ancora ben capito fin dove si voglia arrivare.
Mi spiego meglio.
Il romanzo è ambientato in questo mondo corrotto e perverso suddiviso in due grandi regni rivali, dove convivono persone senza filtri e senza taboo ma che gestiscono la cosa in due modi completamente differenti. Mi piace l'idea di abbattere i taboo ma non mi è piacerebbe certo vivere in un mondo come questo, dove gli stupri e la violenza gratuita sugli schiavi sono all'ordine del giorno; per non parlare delle torture e delle frustate.
Il romanzo è in un certo senso crudo e diretto.
Non consiglio la lettura a chi è facilmente impressionabile, vengono descritte scene di sesso e violenza, vengono usate frasi molto 'informali' per parlare di certi argomenti.
L'autrice non usa mezzi termini per spiegare ciò che sta succedendo, sembra quasi che la vicende accadano davanti ai tuoi occhi, come se stessi guardando un film piuttosto che leggendo un romanzo.
Lo stile di scrittura di C.S. Pacat è molto basico, nulla di particolare rispetto alle altre autrici del genere ma in alcuni punti non troppo scorrevole. Ho notato come in alcuni punti utilizzi, di punto in bianco, termini più complessi completamente fuori contesto ma il lato positivo è che i dialogi risultano molto realistici.

I personaggi credo siano uno più antipatico dell'altro, e credo proprio che questa fosse l'intenzione iniziale dell'autrice, e ognuno di essi vanta il difetto per eccellenza: l'arroganza. Odio Laurent con tutte le mie forze, mi sembra davvero improbabile che tra lui e Damen possa mai nascere qualcosa a livello romantico senza il personaggio del principe venga snaturato. Damen, dall'aspetto impavido e burbelo, sembrerebbe quasi affetto da una strana variante della Sindrome di Standhal, una scelta narrativa che oltre ad essere irrealistica è anche assolutamente fuori luogo ma che vista da una certa angolazione, e se approfondita in maniera adeguata, potrebbe rivelarsi una svolta interessante.
Ho trovato, invece, la trama il punto forte di tutto il romanzo. L'idea di base e la struttura del mondo "distopico" sono davvero buone e innovative, mentre l'intreccio della trama si infittisce con lo scorrere delle pagine. Mi è piaciuto molto vedere gli intrighi di corte, i complotti e i tradimenti che da sempre sono la parte che preferisco in un romanzo ambientato in un Palazzo Reale. Molto bello anche l'accenno agli usi e costumi della gente, alle tradizioni e alle cerimonie tipiche del popolo che hanno reso l'esperienza molto più suggestiva.
Ho trovato molto interessante anche la psicologia degli schiavi, nati con il desiderio anzi, con la necessità, di servire qualcuno e allo stesso tempo di appartenergli.
Il concetto di libertà è stato completamente sovvertito e rimodellato su di loro.
Le basi per una trilogia degna di questo nome ci sono, e spero vivamente che il secondo volume migliori quelle piccole cose che in questo mi hanno fatta storcere il naso.
In generale considero il romanzo, soprattutto essendo il primo di una serie, come mediocre. Ci sono molte cose da migliorare e altrettante che invece hanno molto potenziale. Non vedo l'ora di scoprire cosa succede nel secondo volume che verrà pubblicato a Febbraio 2018 dalla Triskell Edizioni.
Lo consiglio a chi vuole leggere qualcosa che si distacchi dal mondo prettamente YA, ma che abbia allo stesso tempo tutte le sue caratteristiche migliori.
La mia valutazione è di 3/5



2 commenti:

  1. a me è piaciuto molto, ho amato proprio tanto i personaggi. Ma comprendo il tuo punto di vista. Leggeremo il prossimo e vedremo

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    1. anche a me è piaciuto, tre stelline è comunque una valutazione buona per un libro

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